Mi serve la sismica!

Indagine in situ con metodo di sismica a rifrazione

Molte volte veniamo contattati da progettisti che iniziano (e vorrebbero concludere così) una telefonata con una RICHIESTA di offerta: “Mi serve la sismica!”
Purtroppo non sanno che, se quello è il loro incipit, allora li aspetta una lunga serie di (noiose) domande da parte nostra per capire insieme quale sia il loro OBIETTIVO o, per lo meno, il BISOGNO dietro alla richiesta.
Si, perché la “sismica applicata all’ingegneria” è una materia complessa che, come tutte le applicazioni sperimentali, deve tenere conto di:
condizioni a contorno, costituite dall’ubicazione del sito e il suo relativo contesto geologico;
caratteristiche del sistema (assetto del sottosuolo) e delle sue semplificazioni (modello concettuale);
acquisizione ed elaborazione dei dati (indagini e processing),
non-univocità delle soluzioni e integrazione con hard-data.
Il fatto di aver evidenziato le parole RICHIESTA, OBIETTIVO e BISOGNO non è casuale, ma nasce da un’analisi tanto semplice quanto efficace svolta da @Alessandra Colonna nel suo libro “Il manager della negoziazione”, consigliatoci dal nostro amico @Jacopo Bettinelli.
Questo perché, prima di analizzare tutte le varie sfaccettature della “sismica applicata all’ingegneria”, è doveroso fare questa premessa.
Vediamo di fare un esempio pratico declinando quanto riportato nel suddetto libro al nostro ambito:
Telefonata tipo 1: “Quanto costa una MASW?” In questo caso la RICHIESTA è diretta ma non motivata. La stessa prova però, non contestualizzata, rischia di essere:
non sufficiente, comportando perdite di tempo per una eventuale successiva integrazione
non necessaria, comportando perdite di soldi
non la più adatta al sistema e/o all’opera in progetto
Telefonata tipo 2: “Sono in Regione Lombardia: ho bisogno di fare il Deposito Sismico” Questo ci dice che il professionista ha un BISOGNO, ovvero deve espletare una pratica derivante dalle norme e noi saremo ben lieti di verificare quali indagini/elaborati è necessario eseguire/presentare per ottemperare alla normativa.
Telefonata tipo 3: “Devo fare i calcoli per progettare dei pali di fondazione su terreni potenzialmente liquefacibili. Mi serve pianificare una campagna di indagini che ti permetta di restituirmi i coefficienti e gli spettri oltre alla verifica dello spessore dei terreni suscettibili a liquefazione”. In questo caso, l’OBBIETTIVO è chiaro ed esplicito.

Il messaggio che vorremmo far passare, prima di dedicarci nei prossimi articoli ad analizzare nel dettaglio le diverse tipologie di indagine, di elaborazione, di restituzione, è innanzi tutto quello legato alla comunicazione tra professionisti. Quando questa manca, tutto il resto rischia di essere minato dalle fondamenta.
A questo proposito, conoscere da subito la fase progettuale e la tipologia di opera è fondamentale per pianificare al meglio le indagini e restituire quanto effettivamente necessario al progettista di turno.
In una fase preliminare di verifica della fattibilità di un intervento potrebbe essere sufficiente vedere se vi sono dati bibliografici o derivanti da indagini fatte nei pressi del sito o da pianificazione territoriale.
In una fase progettuale, per quanto preliminare, è strettamente necessario prevedere l’esecuzione di prove specifiche in base alla tipologia dell’opera (Codice degli Appalti – D.Lgs 50/2016).
Ulteriori approfondimenti che possono comportare lo sviluppo di un’analisi di risposta sismica locale non possono essere previsti a prescindere se non in alcuni casi ma sono il risultato di una prima fase analitica.

Studio Geo360 – www.studiogeo360.it
Referente Geofisica: Mauro Mele